Quarta Domenica di Quaresima

Domenica del Cieco

Quella del cieco è una figura che non può non suscitare tenerezza. Gli danno tutti addosso ed è invece una delle figure più serafiche e pacifiche dei Vangeli. Partono subito in quarta i discepoli di Gesù, che tanto per cominciare danno per scontato che o lui o i suoi genitori devono aver combinato qualcosa di grosso per essere conciato così. Poi arrivano quelli che lo conoscevano e improvvisamente, dopo essere stato guarito dalla sua cecità, non lo riconoscono più, come se fosse un’altra persona. E naturalmente ecco i soliti farisei, che non sopportano questo Gesù che fa miracoli di sabato. Infine, persino i suoi genitori svicolano e non ne vogliono sapere di dire una parola a difesa del figlio, quasi non gli importasse nulla che non sia più cieco.

È una fiera dei pregiudizi: siccome è cieco, è sicuramente nato nei peccati, e siccome è nato nei peccati è sicuramente un povero imbecille che non deve permettersi nemmeno di pronunciare il nome di Dio.

Ma lui, questo cieco di cui non sappiamo il nome, non si scompone: sabato o non sabato, genitori distratti o no, gente che fa finta di non conoscerlo o no, è felice e continua a ripetere a quei farisei tutti chiacchiere e distintivi come sono andate le cose, senza aggiungere nulla e senza togliere nulla. Ma stiamo scherzando? Un miserabile pezzente che è nato tutto nei peccati va ad insegnare a quei soloni della fede? Lo buttano fuori, via, sciò, come un sacco della spazzatura.

E sapete cosa ha fatto imbufalire definitivamente quei farisei? La verità. La schietta verità che il povero ex cieco ha capito molto meglio di quei depositari della somma sapienza: “se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla”.

(A. M. Argine)


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