Penultima Domenica dopo l’Epifania

Domenica della Divina Clemenza

C’era una volta Simone, un fariseo rispettabile e perbene, e c’era una peccatrice, una donna di malaffare, di cui non si sa il nome. L’uomo rispettabile invita Gesù a pranzo, a casa sua. In quella casa si introduce anche la peccatrice. Chissà perché una peccatrice bazzicava quella casa, ma ora non importa saperlo. È invece importante sapere che quella donna di malaffare non partecipava al pranzo, ma era chinata a terra e, piangendo, bagnava i piedi di Gesù con le sue lacrime, glieli asciugava e li cospargeva di profumo. Figurarsi l’indignazione del fariseo! Ecco, lo sapevo, dice a se stesso. Questo qui non è mica un profeta! Se lo fosse, saprebbe che questa è una sgualdrina e non si lascerebbe fare tutte quelle moine. Ecco un’occasione perfetta che Gesù non si lascia sfuggire per testimoniare lo scandalo dell’amore: non solo si lascia lavare e profumare i piedi da quella donna senza cacciarla via come si aspettava il benpensante Simone, ma addirittura, senza che lei dicesse una parola, senza che lei nemmeno se lo aspettasse, le perdona tutti i suoi peccati.
Un sacco di volte siamo tutti come Simone: ci piace invitare a pranzo Gesù per sentirci raccontare un po’ di cose interessanti, lui che parla così bene, gli facciamo vedere che siamo suoi amici, che andiamo a Messa, che qualche volta ci confessiamo e non facciamo niente di male nella vita, ma sotto sotto non ce la facciamo a credere fino in fondo che lui sia veramente un profeta. Il suo ostinato amore per la gente peggiore ci scandalizza. Il suo ostinato perdonare anche i peccati peggiori ci scandalizza.
Amore e perdono, perdono e amore: due facce della stessa medaglia che si inseguono continuamente, che non si lasciano mai in pace perché una non esiste senza l’altra. Se tu ami molto, molto ti sarà perdonato. Se tu perdoni molto, molto sarai amato. Di una semplicità disarmante. L’amore è qualcosa di scandalosamente semplice, che nella sua semplicità scandalosa è capace di disinnescare qualsiasi arma.

(A. M. Argine)


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