II Domenica dopo l’Epifania
Domenica della Parola di Dio
Leggi SYN, il notiziario settimanale della Comunità Pastorale
SYN-n.-65-19-gennaio-2025Domenica della Parola di Dio
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SYN-n.-65-19-gennaio-2025Giornata mondiale dei Poveri
Giornata diocesana della Caritas
“Qui non c’è quasi niente, siamo in mezzo a un deserto” dicono a Gesù i suoi discepoli guardando quella folla di cinquemila uomini, più le donne e i bambini, forse sette o ottomila persone in tutto, gente che è andata lì affamata di speranza per ascoltare Gesù, ma che adesso è fisicamente affamata ed è stanca. Quante volte nella vita mi sento come in mezzo a un deserto, dove tutto è arido, dove in giro non c’è niente di buono, dove non vedo altro che inadeguatezza, scarsità, inutilità. Frugo dentro di me e tutto quello che ho è un pezzetto di niente, dimmi come faccio a sfamarmi e a sfamare tutta la gente che c’è qui intorno, gente che aspetta da me del cibo, o almeno una parola buona, un sorriso, qualcosa insomma che non ci faccia morire tutti di fame in questo maledetto deserto. Beh, proprio come alle nozze di Cana, basta fare qualunque cosa dica Lui di fare. E mica chiede la luna, no: tutto quello che chiede è dargli il quasi niente che abbiamo. A trasformare quel quasi niente in un’abbondanza esagerata di cibo, di gioia, di amore, ci pensa Gesù. Io devo solo dargli il mio quasi niente.
(A. M. Argine)
Quelle di Gesù non sono mai parole di condanna nei confronti dell’uomo: ciò che viene condannato è sempre il peccato, mai la persona. L’invito che ci rivolge il Signore Gesù è quello di affinare il nostro sguardo, di non fermarci alle apparenze e di osservare in profondità: oltre lo schermo dei limiti umani si trova sempre l’abbraccio misericordioso della vita eterna, e il dono che abbiamo ricevuto è il dono della capacità di vedere questo traguardo. […]
Domenica della Divina Misericordia
Oggi, all’alba del nuovo anno, la Parola di Dio ci invita a provare il medesimo stupore che provavano coloro che udivano le cose dette dai pastori che erano andati a vedere il prodigio annunciato dagli angeli e, come Maria, a custodire tutte queste cose meditandole nel nostro cuore. Stupirsi, custodire, meditare. Sono le tre tappe del nostro cammino di fede. Di cosa ci stupiamo? Come i pastori si stupirono all’apparire degli angeli, così noi proviamo stupore all’apparire nella nostra vita della bellezza divina che non ci aspettavamo. Che cosa custodiamo? Come Maria, custodiamo la gioia di amare il Figlio di Dio come se fosse figlio nostro. Perché meditiamo? Per imparare a trasformare la nostra vita da scarabocchio senza senso a disegno d’amore.
(A. M. Argine)
Quante volte la nostra vita ci è apparsa priva di senso: ai momenti di felicità, che ci sembrano sempre brevissimi e fugaci, si alternano periodi di sconforto e di dolore talvolta così lunghi da sembrare infiniti. […]