Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe

Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe

Ma che razza di genitori erano, Maria e Giuseppe? Vanno a Gerusalemme con Gesù ancora ragazzino e poi, al momento di rientrare a casa a Nazareth, invece di assicurarsi che fosse effettivamente con la loro stessa comitiva, fanno tranquilli una giornata di viaggio senza preoccuparsene. Solo allora si accorgono che non c’è e così tornano di corsa a Gerusalemme, dove finalmente lo trovano nel tempio mentre crea relazioni di confronto e di dialogo. E lo sgridano pure!
Sì, forse Maria e Giuseppe sono stati un po’ avventati a trascurare quel loro ragazzino, credendo che fosse dove invece non era, ma siamo esattamente così anche noi: ce ne andiamo tranquillamente nel mondo, tutti presi dai nostri affari, convinti di sapere anche dove si trova Dio. E invece no, quando ci rendiamo conto che Dio non si trova dove eravamo così sicuri che fosse, allora ci tocca cercarlo. Lui non si nasconde, si fa sempre trovare, e nemmeno si scompone se lo sgridiamo perché non era dove volevamo noi: Lui si trova sempre nell’unico posto che gli si addice, cioè ovunque ci sia bisogno di creare relazioni d’amore.

(A. M. Argine)

III Domenica dopo l’Epifania

III Domenica dopo l’Epifania

“Qui non c’è quasi niente, siamo in mezzo a un deserto” dicono a Gesù i suoi discepoli guardando quella folla di cinquemila uomini, più le donne e i bambini, forse sette o ottomila persone in tutto, gente che è andata lì affamata di speranza per ascoltare Gesù, ma che adesso è fisicamente affamata ed è stanca. Quante volte nella vita mi sento come in mezzo a un deserto, dove tutto è arido, dove in giro non c’è niente di buono, dove non vedo altro che inadeguatezza, scarsità, inutilità. Frugo dentro di me e tutto quello che ho è un pezzetto di niente, dimmi come faccio a sfamarmi e a sfamare tutta la gente che c’è qui intorno, gente che aspetta da me del cibo, o almeno una parola buona, un sorriso, qualcosa insomma che non ci faccia morire tutti di fame in questo maledetto deserto. Beh, proprio come alle nozze di Cana, basta fare qualunque cosa dica Lui di fare. E mica chiede la luna, no: tutto quello che chiede è dargli il quasi niente che abbiamo. A trasformare quel quasi niente in un’abbondanza esagerata di cibo, di gioia, di amore, ci pensa Gesù. Io devo solo dargli il mio quasi niente.

(A. M. Argine)

II Domenica dopo l’Epifania

II Domenica dopo l’Epifania

La logica del mondo, fin troppo permeata dalle seduzioni diaboliche, trova sempre il modo di ingolosirti all’inizio di qualsiasi cosa tu faccia, quando gli servi come follower, come fan, come consumatore, come produttore di reddito, come cliente: e, dandoti il vino buono all’inizio, ti attrae, ti illude di essere importante, esalta il tuo ego; poi, quando per qualsiasi motivo non sei più follower, fan, consumatore, produttore di reddito o cliente, ti abbandona al tuo destino, ti toglie il vino buono e ti lascia il vino peggiore. Gesù sovverte radicalmente questa logica e, con una mossa inaudita, fa arrivare il vino buono alla fine del banchetto, proprio quando la festa sta per finire e stanno per finire anche le speranze, e così facendo ci mostra come funziona il suo amore per noi: qui, nella nostra vita terrena, siamo come quegli invitati del banchetto e spesso “non abbiamo vino”, ma Lui ci sta preparando il “vino buono”, che ci verrà servito su un piatto d’argento alla fine del banchetto.

(A. M. Argine)

Battesimo del Signore

Battesimo del Signore

Gesù, il Figlio di Dio, aveva realmente bisogno del Battesimo? Non era, Lui, senza peccato? Perché farsi battezzare da un uomo, da Giovanni? Dopo essere nato da una donna, in una condizione di povertà umiliante, Gesù nasce una seconda volta nell’acqua del Giordano per non lasciare dubbi: Egli è Dio, ma è un Dio concreto, presente, che viene in mezzo agli uomini e alle donne, ne condivide ogni aspetto e non gli fa schifo immergersi nell’acqua in cui la sua gente si immergeva per farsi battezzare. Gesù si fa seppellire nell’acqua umana e da quell’acqua, proprio come avverrà nella resurrezione, riemerge più uomo e più Dio che mai.

(A. M. Argine)

Epifania del Signore

Epifania del Signore

Epifania vuol dire manifestazione. Dio si manifesta, diventa visibile alle donne e agli uomini, diventa uno di noi, diventa un Dio di pubblico dominio. Non è più un Dio inaccessibile e segreto, rintanato nella sua divinità, servito e riverito da pochi fortunati: è un Dio povero che cammina da povero nelle nostre strade, è un Dio che incontriamo tutti i giorni negli ultimi, nei dimenticati, nei disgregati. Questo povero Dio si manifesta ogni volta che la povertà ci sbatte in faccia la sua sporca urgenza. Perciò l’Epifania avviene ogni volta che incontriamo la povertà.

(A. M. Argine)

Circoncisione del Signore

Circoncisione del Signore

Oggi, all’alba del nuovo anno, la Parola di Dio ci invita a provare il medesimo stupore che provavano coloro che udivano le cose dette dai pastori che erano andati a vedere il prodigio annunciato dagli angeli e, come Maria, a custodire tutte queste cose meditandole nel nostro cuore. Stupirsi, custodire, meditare. Sono le tre tappe del nostro cammino di fede. Di cosa ci stupiamo? Come i pastori si stupirono all’apparire degli angeli, così noi proviamo stupore all’apparire nella nostra vita della bellezza divina che non ci aspettavamo. Che cosa custodiamo? Come Maria, custodiamo la gioia di amare il Figlio di Dio come se fosse figlio nostro. Perché meditiamo? Per imparare a trasformare la nostra vita da scarabocchio senza senso a disegno d’amore.

(A. M. Argine)